Manifesto Fondativo

TRANSUMANESIMO

accelerare l’evoluzione autodiretta per trascendere i limiti naturali

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Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. 

– Pico della Mirandola

Ciascuno ha il dovere non soltanto di desiderare di risultare vantaggioso alla società in senso globale, bensì pure di direzionare tutte le sue forze, nel limite delle sue possibilità, verso la concretizzazione dello scopo supremo della società, che è il rendere sempre più nobile il genere umano e di renderlo in misura crescente indipendente, autosufficiente e libero dalla tirannia delle forze della natura.

– J.G. Fichte

Io credo nel transumanesimo: quando questo sarà affermato con convinzione da un numero sufficiente di persone, la specie umana sarà sulla soglia di nuovo tipo di esistenza, tanto diverso dal nostro quanto il nostro è diverso da quello dell’Homo Erectus. Ed è allora che, finalmente, l’uomo comincerà a realizzare con piena consapevolezza il suo vero destino.

Julian Huxley

L’Uomo non più centro dell’universo, come avevamo ingenuamente creduto – ma, il che è assai più bello, l’Uomo freccia ascendente della grande sintesi biologica.

– Pierre Teilhard De Chardin


1. La nostra visione antropologico – filosofica e la nostra matrice umanistico – illuminista:

Prevediamo che il progresso scientifico e tecnologico rivoluzionerà, nei prossimi decenni, la condizione umana: la convergenza di biotecnologie e genetica, nanotecnologie e robotica, intelligenza artificiale e neuroscienze, permetterà di trascendere le nostre limitazioni e dunque di emanciparci da – e in prospettiva abolire – vincoli e processi naturali quali invecchiamento, dolore, malattia, scarsità, morte, nonché di incrementare le nostre capacità fisiche e cognitive.

Siamo convinti che trascendere i limiti naturali attraverso la tecnologia sia la tendenza e il destino dell’umanità che porterá alla progressiva eliminazione di sofferenze involontarie oggi date per inevitabili e all’espansione della nostra intelligenza nel cosmo.

Il superamento dei limiti naturali va ottenuto con un utilizzo migliore possibile delle tecnologie emergenti in un quadro etico razionale e responsabile e non lesivo dei diritti all’autodeterminazione del singolo individuo.

 

Il Transumanesimo poggia su un saldo fondamento razionalistico-umanistico-illuministico, da cui trae numerosi valori e ideali (una generale fiducia nel progresso, la modificazione tecnologica dell’esistente, il metodo dell’indagine scientifica, il superamento della superstizione e dell’autoritarismo, la ricerca di nuove forme partecipative di governo, la centralità etica dell’autodeterminazione umana, etc.),  riformulandoli alla luce delle nuove conoscenze e in direzione di un affrancamento generale dai vincoli naturali mediante scienza e tecnica eticamente orientate.

 

Il transumanista è quindi colui che si ribella attivamente all’ordine naturale per controllarlo e plasmarlo, attraverso mezzi tecnici e razionali , al fine di massimizzare il benessere di ogni essere senziente ed emancipare l’umanità dai vincoli biologici e naturali; di conseguenza, nella prospettiva transumanista gli individui cessano di essere ciechi strumenti del caso o della necessità e diventano artefici coscienti della propria libertà.

 

Il Transumanesimo si pone quale fronte avanzato dell’Umanesimo, configurandosi dunque come un iper-umanesimo, giacché si basa su un approccio eminentemente scientifico e razionale, volto all’emancipazione dell’essere umano dalla tirannia dei limiti imposti dalla natura.

 

L’essere umano, dotato di intelligenza in grado di migliorare se stesso attraverso la tecnica, è l’unico animale che non si limita ad adattarsi alla natura ma si rapporta ad essa per trascenderla; a qualificare l’eccezionalità umana, nel regno animale, non è dunque tanto una singola facoltà fisica o psichica specifica (postura eretta, linguaggio simbolico, sentimento empatico, etc.) quanto quell’insieme fisico-cognitivo, maggiore della semplice somma delle singole facoltà specifiche, grazie al quale l’essere umano genera nuove possibilità nella dimensione spirituale e materiale.

 

La differenza tra uomo e animale, di conseguenza, sta nel diverso modo di rapportarsi al suo ambiente: l’animale si limita ad adattarsi all’ambiente naturale, mentre l’uomo tende ad adattare l’ambiente naturale a se stesso, padroneggiandolo e plasmandolo con gli strumenti della tecnica. Questa capacità eccezionale, propria di una coscienza autoriflessiva, definibile come “intelligenza autotrascendente o automigliorativa”, ci rende esseri viventi speciali nell’universo; in tale quadro la tecnica è la modalità di trascendenza più potente di cui disponiamo per modificare la natura a nostro vantaggio, estendere le nostre possibilità operative, alterare l’ambiente e la biologia, e in definitiva trasformare profondamente la condizione umana e il mondo circostante.

 

Siamo il prodotto di una co-evoluzione simbiotica: la tecnica – concetto con cui ci riferiamo a tutto quanto è prodotto dall’intelligenza autotrascendente – retroagisce sulla biologia umana, la quale, di conseguenza, non è solo il presupposto, ma anche il prodotto di se stessa, oltre che naturalmente dell’ambiente e della genetica.

 

Nel corso della sua storia evolutiva, la tendenza dell’Uomo è sempre stata, fin dai primordi, quella di trascendere i limiti naturali e di alterare la propria nicchia ecologica; tale tendenza ci contraddistingue in modo unico da tutte quelle forme di vita che si limitano a un adattamento selettivo all’ambiente naturale. Da questo punto di vista, “transumanesimo” indica anche quel fenomeno millenario per cui fin dalla preistoria tendiamo a potenziare la nostra umanità – quindi la nostra forza, la nostra saggezza, la nostra empatia – con gli strumenti tecnici che generiamo grazie alla nostra intelligenza.

 

L’Uomo non è un’entità compiuta ma un “progetto” in continua evoluzione in quanto si presenta fin dalle sue origini come quell’essere che, per sua natura, si protende e proietta verso il suo ‘dover essere’, ribellandosi alle restrizioni imposte dall’eredità naturale. Questa profonda aspirazione a diventare “quel che ancora non è”, questa tendenza a trascendere se stesso, fa appunto dell’Uomo un essere essenzialmente progettuale. Sotto questa luce, l’Uomo con la sua capacità di immaginare e costruire liberamente (dunque, anche sbagliando) ciò che ancora non è, può allora essere visto come un’entità cosciente che trascende continuamente se stessa.

 

Se la qualità distintiva della natura umana va individuata proprio nella capacità di trascendere i limiti naturali, allora ciò significa che una presunta forma immutabile dell’umanità definita su basi teologiche o naturalistiche o da una divinità è irrilevante nei confronti della possibilità dell’uomo di modificarsi tecnicamente in via migliorativa, nonché dell’eticità della sua condotta orientata in tal senso. Ed è proprio in questo non lasciarsi determinare dalla propria finitudine, in questa continua riprogettazione del proprio essere, che l’uomo sperimenta e realizza la sua libertà, la sua natura specificamente umana.

 

Se la tecnica e l’uomo sono legati in modo co-essenziale, allora non è corretto affermare, come spesso si fa, che la tecnica ci “disumanizza”: al contrario, possiamo ben affermare che è proprio la tecnica – quando non utilizzata a fini distruttivi – a renderci autenticamente umani.

 

Il vertiginoso avanzamento tecnologico e la convergenza dei settori nano-bio-info-cogno (NBIC) ci condurranno nei prossimi decenni a un fase dirompente della nostra storia, ovvero a una discontinuità evolutiva radicale , che noi esseri umani abbiamo la responsabilità di guidare in modo razionale ed etico.

 

L’accelerazione tecnologica infatti dischiude uno scenario senza precedenti, vale a dire la possibilità per l’essere umano di superare l’evoluzione basata sulla selezione naturale e di approdare a un’evoluzione autodiretta, ossia guidata dall’intelligenza.

 

Se il Transumanesimo vuole candidarsi a promuovere una rinascita illuminata dell’umanità, attraverso un’applicazione intelligente della tecnologia, allora esso non può che fondarsi su un’etica razionale e universalistica che trascenda i particolarismi al contempo difendendo e valorizzando le diversità individuali e culturali.  

 

La piena realizzazione del Transumanesimo richiede che, idealmente, tutti abbiano l’opportunità di accedere alle nuove possibilità dischiuse dal progresso scientifico e tecnologico; sarebbe quindi insoddisfacente dalla prospettiva transumanista e in generale contro ogni etica umanitaria, se tale possibilità fosse limitata o riservata a una ristretta élite di persone.

 

Il Transumanesimo intende, in definitiva, estendere a tutti benefici e vantaggi della tecnologia, minimizzando, per quanto possibile, costi e rischi.

2. La nostra risposta al fronte bioconservatore e neoluddista

Il Transumanesimo si pone quale baluardo culturale, di fronte agli attacchi neoscurantisti dell’eco-fondamentalismo e dell’integralismo religioso, che vorrebbero la sottomissione dell’Uomo a presunti limiti naturali e/o alla volontà divina.

Se c’è una cosa oggi evidente è che il progresso tecnologico è in grado di spostare continuamente in avanti le frontiere della vita e della morte, dunque quel che fino a poco tempo fa appariva imposto dalle dure leggi della necessità o dall’imperscrutabile volontà divina, si trasforma, grazie alla tecnica, in oggetto e progetto di scelta; rivendichiamo il nostro diritto ad avvalerci della tecnica per prendere in mano le redini del nostro destino.

Il rifiuto della tecnica tout court (approccio luddista) o una forte limitazione della stessa (approccio precauzionale) ha conseguenze di gran lunga peggiori in termini di qualità della vita rispetto a un approccio proattivo volto a sperimentare, modificare, migliorare e ottimizzare il mondo, la società e l’Uomo, non proibendo o limitando la tecnologia, ma indirizzandola in modo costruttivo sulla base di un’etica salda e forte.

Ogni strumento tecnologico comporta dei costi e dei rischi, che non possono essere scissi dai suoi effettivi o potenziali benefici; a tal riguardo riteniamo che il modo più corretto ed efficace di gestire e regolare una tecnologia non è quello di arrendersi alla sua possibile pericolosità, rinunciare ad essa o peggio metterla al bando; ma è, viceversa, quello di svilupparla, perfezionarla e monitorarla, in modo trasparente e pubblicamente valutabile, così da guidarla verso scopi morali ed umanitari.

C’è chi afferma e sostiene, direttamente o indirettamente, un’acritica accettazione e un conseguente adeguamento alle leggi evoluzionistiche naturali, incorrendo in quella che, nel discorso metaetico, è nota come “fallacia naturalistica”. Tale fallacia consiste nel far derivare, in modo indebito, “ciò che deve essere” da “ciò che è”; adottando questo punto di vista si ritiene che il progresso della scienza e della tecnologia rappresentino una minaccia all’ordine naturale delle cose; si elogia tutto ciò che è “naturale” come sano e benigno, e al contempo si condanna tutto ciò che è “artificiale” come nocivo e sgradevole. In tal modo si finisce per misconoscere ciò che ci rende autenticamente umani, vale a dire proprio la tendenza e la volontà di non sottostare passivamente al portato negativo del processo naturale cieco e amorale (malattia, sofferenza, invecchiamento, predazione, morte, scarsità, disastri naturali, ecc.).

Apprezziamo in ogni caso l’incredibile varietà e le meraviglie che la realtà ci presenta, e dopotutto, noi operiamo nell’Universo seguendo le sue leggi fisiche, e mai in violazione di esse; ergo ciò che facciamo, ciò che produciamo, è per definizione “naturale”, proprio come tutto il resto.

Appellarsi, ed adeguarsi, a un idea fallace di Natura e/o a una correlativa presunta immutabilitá della natura umana può avere conseguenze nefaste e deleterie per il progresso dell’umanità, non solo sotto il profilo tecnologico, ma anche e soprattutto sotto quello morale, in quanto ci costringerebbe a seguire binari già predeterminati, abdicando alla nostra creatività e rinunciando alla possibilità di esplorare nuovi sentieri. Il concetto di Natura, troppe volte antropomorfizzato  e strumentalizzato, va depurato da ogni concezione volontaristica. Ad esempio, nella vulgata corrente noi esseri umani dobbiamo morire perché così ha deciso la Natura, quando in realtà la morte rappresenta solo una strategia, evolutivamente selezionata, per sviluppare e differenziare le specie nel corso dell’evoluzione; del resto, la Natura stessa e il processo evolutivo generale non escludono affatto, in astratto, la possibilità di un potenziamento umano o di una longevità estrema, fino a toccare i confini di una vera e propria immortalità fisica.

Abdicare alla possibilità di guidare la propria evoluzione significherebbe per l’Uomo da un lato, quale specie, accettare passivamente la sua estinzione, dall’altro, quale individuo, accettare passivamente di continuare ad essere un semplice anello senza senso nella lunga catena delle nascite e delle morti.

Il concetto di “hybris“, a cui solitamente si richiamano ideologie bioconservatrici e neoluddiste, rappresenta una strenua difesa dello status quo in quanto comporta l’accettazione di quelli che sarebbero limiti invalicabili a cui dobbiamo sottostare per rimanere “autenticamente umani” (un esempio è il noto adagio: “solo la morte dà senso alla vita”); per queste ideologie la dignità dell’uomo non consisterebbe nel suo continuo tentativo di perfezionarsi, ma nell’accettazione passiva di vincoli e impalcature naturali che non si possono mettere in discussione.

La nozione di “leggi naturali” o di “ordine  naturale” è da tempo anche una delle basi di alcune correnti del pensiero ambientalista reazionario che ha, come suo pericoloso corollario, l’anti-umanismo; riteniamo che una combinazione di nazionalismo, autoritarismo e desiderio di guide carismatiche, legittimata da una ”ecologia” mistico – biologicista o da un “razzismo spirituale”, possa potenzialmente produrre una vera e propria catastrofe sociale.

Sono inoltre inconciliabili con i nostri ideali umanitari tutte quelle ideologie criptofasciste che sostengono un comunitarismo tradizionale e identitario volto al potenziamento e alla segregazione etno-razziale; l’enfatizzazione della peculiarità nazional-popolare, l’ossessione per un nemico assoluto interno o esterno, l’esaltazione di singoli uomini carismatici che fanno leva sulla retorica emozionale, rischia di produrre quei recinti tribali ed etnici che portano al conflitto tra civiltà e a potenziali autoritarismi.

Viceversa, riconosciamo che fin dai suoi primordi l’Uomo è ricorso alla religione, nelle sue variegate espressioni, per coltivare il suo ideale di liberazione dalla sofferenza, dalle miserie e dalla morte. Siamo dunque convinti che sussista una sostanziale compatibilità tra una certa tradizione religiosa e la filosofia transumanista, nella misura in cui entrambe condividono, implicitamente o esplicitamente, un’autentica aspirazione a trascendere i limiti naturali, nonché la speranza che si possa rimediare al senso di insoddisfazione e di finitudine, che gli esseri autocoscienti invariabilmente provano, in vista di un perfezionamento e rinnovamento morale e spirituale universale. Seppur generalmente in disaccordo sui rispettivi mezzi e approcci, entrambe possono dunque convergere – laddove vi siano le condizioni culturali e sociali – nella comune finalità di valorizzare ed elevare la dimensione umana; pertanto guardiamo con favore  all’instaurazione di un dialogo fecondo e un confronto aperto, senza discriminazione alcuna, con tutti coloro che hanno a cuore il presente e futuro dell’Umanità.

3. La nostra posizione su ideologie e correnti che distorcono la prospettiva transumanista

Affermiamo la nostra totale opposizione a ideologie e filosofie di matrice anti-umanista che tentano di inquinare o distorcere il movimento cercando di proporsi come Transumanesimo tout court.

E’ necessario rimediare alla lacuna etica che caratterizza il pensiero transumanista proponendo una robusta e coerente cornice etica che non offra spazio alcuno a chi intende sfruttare il Transumanesimo per propagandare ideologie anti-umaniste.

Il Transumanesimo rifiuta, in modo fermo e deciso, sia una società di tipo esclusivamente individualista in cui l’accesso alle nuove tecnologie dipenda soltanto dalle disponibilità economiche individuali, sia una società di tipo organicista-collettivista in cui le scelte siano demandate ai vertici e i ruoli siano fissati su base biologica. Entrambi gli scenari, seppur diametralmente opposti, sono caratterizzati dalla emersione di élite cleptocratiche e parassitarie che distorcono i controlli sociali per preservare il loro potere. Tali scenari non solo vanno rifiutati per le loro conseguenze, ma vanno anche considerati strutturalmente incompatibili con il Transumanesimo, giacché finiscono per rendere gli individui nuovamente oggetti (mezzi), e non soggetti (fini).

Per tali motivi, interventi sul corpo, sulla linea germinale e/o mediante tecniche di ibridazione uomo-macchina, non possono essere lasciati né al totale arbitrio del singolo individuo (individualismo estremo) né della singola comunità (comunitarismo estremo); al fine di evitare un improprio utilizzo della tecnologia, tale da provocare una potenziale catastrofe per l’umanità, devono essere invece elaborate linee guida a livello sovranazionale vincolanti per individui e comunità.

Il Transumanesimo, rivendicando la sua matrice umanista e illuminista, è altresì incompatibile con il postumanesimo – nell’accezione postmoderna del termine, tendente al superamento della centralità dell’uomo – concezione in contraddizione con quell’idea di Transumanesimo originario (“l’uomo che rimane umano ma che trascende se stesso” di J. Huxley) che pone invece al centro della sua azione il miglioramento della condizione umana, perciò qualificandosi non come liquidazione dell’Umanesimo ma, al contrario, quale fronte avanzato dello stesso.

Sosteniamo un Transumanesimo che non sia una filosofia di “abolizione dell’umano”, come vorrebbe una certa vulgata post-moderna, bensì sia un’emancipazione – grazie all’intelligenza automigliorativa propria dell’uomo – dai limiti biologici e naturali; dato che a qualificare l’eccezionalità dell’essere umano è appunto l’intelligenza automigliorativa, e non la sua forma fisica o razziale o sessuale, proponiamo di abbandonare l’abusato e ambiguo concetto di “post-umano”, giacché crea più confusione che chiarezza, e di adottare per il futuro quello di “umano post-naturale”, in grado di indicare in modo più efficace e intelligibile la peculiare tendenza dell’essere umano a superare progressivamente i suoi limiti naturali originari, in particolare attraverso il passaggio da un’evoluzione per selezione naturale, cieca e casuale, a una autodiretta, consapevolmente orientata e guidata dall’intelligenza e dall’etica.

In breve, il Transumanesimo non intende affatto liquidare o superare l’umano, ma mira a realizzarne le sue illimitate potenzialità ancora perlopiù inesplorate e inespresse.

Il relativismo gnoseologico, e di conseguenza anche il relativismo etico, che deriva dal pensiero postmoderno, si situa agli antipodi dall’approccio scientifico-razionale che in quanto transumanisti  vogliamo invece incarnare; a qualificare il postmodernismo, infatti, è una propensione relativistica, ovverosia la negazione della possibilità di uno spazio etico comune e la tendenza ad accogliere (e giustificare) tutti i punti di vista, senza produrre criteri di giudizio che permettano di preferire un discorso rispetto a un altro, o di esprimere un giudizio di valore su determinati fatti o comportamenti rispetto ad altri.

Crediamo che non si possa ancora indulgere nel “pensiero debole”, o peggio in forme più o meno accentuate di nichilismo, in quanto finiscono per generare posizioni immobilistiche e oscurantiste, ma sia invece fondamentale proporre un pensiero che, facendo tesoro dell’emancipazione umana ottenuta grazie alla razionalità filosofico-scientifica, si faccia portatore di forti istanze di cambiamento: in breve di un pensiero che abbia l’aspirazione a progettare il futuro e non solamente a ratificare, o accettare, l’esistente.

Si profilano due approcci che – al di là di una vaga assonanza, sull’idea del superamento dell’attuale condizione umana – divergono profondamente in termini ontologici, antropologici ed etico-morali: da una parte il post-umanesimo (o post-umanismo), di matrice postmoderna, dall’altra l’iper-umanesimo, che si innesta nel solco della tradizione umanista e illuminista.

Il post-umanismo, prendendo le mosse in modo eclettico dalla tradizione del pensiero anti-umanista novecentesco, respinge la centralità dell’essere umano nell’ambito della natura e considera la conoscenza scientifica priva di intrinseco valore; proclamando la “morte” del soggetto e dell’uomo, il postumano si configura come perdita di ogni qualità e valore distintivo umano.

Al contrario il Transumanesimo, che è strutturalmente iper-umanista, lungi dal distruggere il valore della “persona” (la quale non si fonda sul mero dato biologico, bensì sulla capacità di manifestare, in atto o in potenza, un’intelligenza automigliorativa), pone l’individuo autocosciente  al vertice di un universo (naturale e morale) in cui possa compiutamente autodeterminarsi e autorealizzarsi una volta affrancato dai vincoli naturalistico-evoluzionistici; affermando peraltro tale valore in modo ancora più deciso e, in prospettiva, esteso a qualunque eventuale e potenziale forma di vita autocosciente.

Il tentativo di alimentare e sfruttare l’equivoco terminologico e semantico tra “postumanesimo” e “transumanesimo”, portato avanti da parte di alcuni sedicenti transumanisti (in realtà “antiumanisti tecnofili”) risulta così strumentalmente funzionale all’obiettivo di far passare artatamente per “transumanesimo” quella che è invece un’aberrante ideologia volta a distruggere non solo il valore, ma l’idea stessa di “persona umana”, nonché ferocemente critica delle idee di ragione, di uguaglianza e di libertà (tutti principi fondanti della cultura umanista). Tale operazione distorsiva, pur mirando a un obiettivo tanto radicalmente quanto evidentemente incompatibile con la valorizzazione dell’umanità cui mira l’originario ideale transumanista, cionondimeno è potenzialmente in grado di arrecare un enorme danno (sotto certi aspetti persino potenzialmente esiziale), di immagine e non solo, al movimento nel suo complesso.

Rifiutiamo, inoltre, il biocentrismo, altra forma diffusa di anti-umanesimo: chi assume l’equivalenza morale tra l’uomo e gli altri animali in nome di un presunto egualitarismo ontologico sta disconoscendo la vera essenza della natura umana e sta condannando l’essere umano ad essere sopraffatto dalle forze avverse naturali. L’etica, infatti, non discende dalle somiglianze evolutive con altri esseri viventi, bensì dalla prerogativa, unica e specifica dell’uomo, di poter prendere le distanze dalla finalità naturale immediata, da cui deriva una speciale responsabilità (anche nei confronti degli altri esseri viventi e più in generale dell’ecosistema): ergo il comportamento etico si basa proprio sul riconoscimento di questa eccezionalità umana rispetto agli altri animali.

Seppur siamo contrari a ogni equiparazione morale tra umani ed animali, pensiamo sia comunque doveroso tutelare gran parte delle forme di vita, e in particolare quegli animali che manifestano facoltà simili o vicine a quelle umane; in generale, siamo fautori del benessere di tutti gli esseri senzienti, mentre riconosciamo l’uguaglianza e la libertà di tutte le forme di vita autocoscienti.

Sono da sostenere, in modo risoluto, iniziative e politiche pro-attive che incoraggino un’applicazione intelligente delle tecnologie a beneficio di tutti, anche delle forme di vita animale, e sono da contrastare invece politiche e ideologie neoluddiste, oscurantiste e populiste che costituirebbero per l’umanità il massimo rischio di ritorno alla barbarie.

In definitiva, il Transumanesimo non aspira, a differenza del Postumanesimo, a una dissoluzione o un appiattimento dell’umano nell’ordine naturale, bensì proprio a una sua emancipazione dai vincoli imposti dal suddetto ordine, in direzione di una valorizzazione ed elevazione umana attraverso le possibilità aperte dalla tecnologia.

4. Il valore della libertà come essenza e finalità del transumanesimo

L’arco della storia umana è caratterizzato dalla ricerca di nuove opzioni ossia dalla tensione verso una sempre maggiore libertà. Ogni nuova invenzione e tecnologia è potenzialmente in grado di ampliare le nostre opzioni esistenziali, moltiplicare i modi di esistere ed agire, aumentare le opportunità per ogni individuo ed espandere dunque il grado di libertà umana.

Il Transumanesimo, inteso come emancipazione progressiva dai nostri limiti naturali, si presenta come una concezione innovativa che promuove ed afferma un profondo ideale di libertà esistenziale teso a trascendere quei vincoli di ordine naturale che, insieme a quelli di ordine sociale, tengono sotto scacco le potenzialità umane, affinché ogni individuo possa autodeterminarsi e autorealizzarsi nel pieno rispetto della libertà altrui.

Il Transumanesimo non si limita semplicemente a favorire l’applicazione della tecnologia per elevare le potenzialità umane, ma intende promuovere anche una solida riflessione etica affinché qualsiasi alterazione del processo evolutivo non causi una diminuzione della libertà. 

L’autodeterminazione rappresenta un valore etico fondamentale del Transumanesimo, il quale – sotto questo profilo – può essere interpretato come una vera e propria “dichiarazione di indipendenza” contro la tirannia del processo evolutivo naturale, che condanna gli individui delle varie specie ad essere anelli insignificanti – meri mezzi privi di valore – nella infinita catena delle nascite e delle morti. 

La vita autocosciente e personale, dotata di capacità di razionale e morale, ad oggi è emersa negli individui della nostra specie, e non nei gruppi organizzati (società, comunità, stato), sprovvisti di coscienza autonoma, e in vario modo diretti e coordinati da specifici individui; pertanto, nel riconoscere il valore assolutamente imprescindibile della cooperazione sociale – inclusa quella fondamentale forma di impresa collaborativa che è la scienza, e ciò anche per la finalità di auto-trascendimento altrimenti inattingibile dal singolo con le sue sole forze –, cionondimeno rifiutiamo qualunque tipo di organizzazione sociale di stampo organicista che, operando un salto logico indebito, finisca per considerare la collettività quale fine in sé, riducendo nuovamente gli individui a meri mezzi.

Il principio di autodeterminazione individuale rappresenta infatti il correlativo obbligato del principio di evoluzione autodiretta. Detto altrimenti: senza il passaggio all’evoluzione autodiretta, non ci può essere vera autodeterminazione, ma senza il rispetto dell’autodeterminazione, qualunque tipo di evoluzione – quantunque di tipo post-darwiniano – non sarebbe per definizione autodiretta.

Il Transumanesimo riconosce e tutela il diritto dell’individuo a controllare e modificare – secondo la propria volontà autonoma, ma nella cornice di una necessaria regolamentazione – il proprio corpo e la propria mente; consideriamo la c.d. “libertà morfologica” un diritto fondamentale della persona sia in senso “conservativo” (rimanendo liberi di non alterare la propria mente e il proprio corpo) sia in senso “modificativo” (utilizzando gli strumenti disponibili per la propria auto-trasformazione).

Portiamo avanti un’idea di società aperta e solidale, in cui i vantaggi delle nuove tecnologie siano resi disponibili a tutti i cittadini che ne vogliano fruire; ogni uso della tecnologia come strumento di manipolazione e controllo non è compatibile con il nostro principio di autodeterminazione.

Se la libertà è un principio essenziale per la dignità di tutte le singole forme di vita autocosciente – dotate di un’intelligenza non meramente adattativa, ma rivolta al proprio auto-trascendimento – , allora occorre impegnarsi per la liberazione dall’indigenza, perché non è veramente libera un’esistenza ridotta a lotta quotidiana per il soddisfacimento dei bisogni materiali più elementari; così come occorre impegnarsi per la liberazione dall’ignoranza, perché non c’è libertà quando viene negata o impedita la possibilità di accedere alla conoscenza, teorica e pratica, da usare per la costruzione di un proprio autonomo progetto di esistenza.

Propugniamo una libertà che sia effettiva, e non meramente formale; autodeterminarsi significa non solo godere formalmente di diritti che salvaguardino la libertà dell’individuo, ma significa anche possedere mezzi e risorse per condurre una vita affrancata dal bisogno. Il valore autentico, non fittizio, della libertà di un individuo dipende infatti strettamente dai mezzi, dalle risorse e dal tempo che esso dispone per poter fare uso di tale libertà, nel necessario rispetto di quella altrui, determinando così la “libertà sintetica”; è dunque fondamentale che siano assicurate a tutti opportunità realmente paritarie. Libertà e uguaglianza rappresentano, infatti, un inscindibile binomio: non si dà l’una senza l’altra.

Il nostro ideale di libertà richiede che gli individui possano controllare effettivamente le circostanze della loro vita, e che quindi siano inseriti in contesti sociali nei quali possano sviluppare le loro capacità umane e le loro peculiari attitudini personali. In sostanza, siamo fautori di una libertà, non solo intesa come “non impedimento”, bensì soprattutto concepita come autorealizzazione e autodeterminazione, ovvero tesa ad espandere la gamma delle libertà e ad aumentare le opzioni esistenziali: una libertà di azione effettiva e consapevole.

5. La triade teleologica transumanista per accelerare l’evoluzione autodiretta

Il Transumanesimo non intende essere semplice cronaca dell’innovazione scientifico-tecnica, né una mera apologia del progresso fine a se stesso, ma si propone di guidare in modo etico il progresso scientifico e tecnologico, per un’evoluzione autodiretta dell’umanità.

Il miglior modo di prevedere il futuro è crearlo, perciò vogliamo contribuire a quei settori che consideriamo prioritari per l’affermazione dell’ideale transumanista. Siamo impegnati a creare una rete di soggetti, gruppi e realtà attorno a  tre macro-settori e macro-vettori convergenti, che rappresentano anche i tre obiettivi fondamentali del Transumanesimo, vale a dire:

– SUPERINTELLIGENZA: non vi è avanzamento scientifico e tecnologico né progresso materiale o spirituale senza quella risorsa potenzialmente infinita e quella forza “estropica” dell’universo che chiamiamo intelligenza, in particolare nella sua forma “automigliorativa” incarnata dall’essere umano e da eventuali future forme di vita artificiali o potenziate; al fine di risolvere nel modo più efficace e rapido i complessi problemi della nostra epoca e realizzare quanto  necessario per passare alla fase  evolutiva autodiretta, ogni sforzo dovrebbe essere fatto, a livello globale, per favorire quelle tecnologie che consentono di amplificare e potenziare le nostre capacità cognitive, di generare realtà sintetiche interoperabili (mondi virtuali) capaci di contenere esseri autocoscienti e di sviluppare intelligenze artificiali di tipo specifico e generale.

SUPERABBONDANZA: l’intelligenza erode la scarsità attraverso la tecnica che a sua volta libera risorse rendendo disponibile ciò che un tempo era inaccessibile; il processo di ampliamento delle risorse nel campo dell’informazione, dell’energia e della materia a sua volta genera un incremento di opportunità e possibilità per individui e societá; la liberazione dalle necessità materiali, il risparmio di lavoro e tempo nonché la creazione di maggiori opportunità passa dallo sviluppo di quegli strumenti che consentono di ottenere, in modo efficiente e sostenibile, più risorse per tutti; sistemi intelligenti possono generare prosperità su scala finora inimmaginabile ed espandere la civiltà al di là del nostro pianeta: robotica e nanotecnologie per l’automazione su larga scala, manipolazione della materia a livello atomico e molecolare, tecnologie in grado di produrre energia pulita a basso costo, infrastrutture e dispositivi avanzati che amplificano le possibilità di comunicazione, computer ed oggetti, nonché sistemi decentralizzati e open-source che spingono i costi marginali verso lo zero: tutti questi mezzi tecnici possono contribuire a inaugurare un’epoca di abbondanza radicale e universale, una reale “età dell’oro” per il genere umano, in cui povertà e scarsità siano ridotti in modo drastico.

SUPERLONGEVITA’: solo con una vita sana priva dei limiti e difetti dell’invecchiamento possiamo pienamente godere dei benefici di, e contribuire a, un mondo di intelligenza e abbondanza per tutti; la medicina ufficiale non riconosce tradizionalmente l’invecchiamento come una vera e propria malattia mortale;  è dunque arrivato il momento di portare avanti un radicale cambio di paradigma: senescenza e mortalità, invalidità e sofferenza, sono il maggiore impedimento naturale a esprimere le nostre potenzialità creative, esistenziali, e sociali; un’estensione quantitativa e qualitativa della vita umana significherebbe vivere quanto si desidera senza subire il deterioramento psico-fisico della vecchiaia, ma anzi ottimizzando e potenziando le qualità e le funzioni fisiche e cognitive dell’uomo. Per conquistare questo traguardo è necessario puntare su tutti quei quei campi scientifico-tecnologici – quali biomedicina, nanomedicina, biogerontologia, medicina rigenerativa, ingegneria genetica, ecc., inclusa la  criostasi quale eventuale strategia “ponte” – che possano rallentare e contrastare il processo di invecchiamento, curare malattie e disabilità legate all’età, estendere radicalmente la durata della vita umana in buona salute e, in definitiva, sconfiggere la mortalità stessa in modo che essa si tramuti da fatalità naturale a opzione volontaria.

L’accelerazione esponenziale del progresso in ognuna di  queste tre macro-aree – che rappresentano gli obiettivi e al contempo le forze motrici della rivoluzione transumanista – nonché la loro combinazione e convergenza, avrà un impatto immenso sulla condizione umana e sul mondo nel suo complesso: siamo agli inizi di un mutamento epocale in grado di proiettare l’umanità in un’epoca di effettiva superintelligenza, superabbondanza e superlongevità (la c.d. triade teleologica transumanista).

A nostro avviso, tuttavia, l’impostazione etica, sociale e politica, e in generale culturale odierna, è in gran parte inadeguata a interpretare e affrontare il cambiamento antropologico e tecnologico in corso, e ciò per molteplici cause e fattori:


  • negli ultimi 150.000 anni l’homo sapiens si è evoluto in un mondo che era “locale e lineare”, quello in cui viviamo oggi è invece “globale ed esponenziale”, dove il ritmo del cambiamento tecnologico si sta dimostrando più veloce del cambiamento sociale-culturale che sembra non in grado di “tenere il passo”;



  • il nostro modello sociale, politico ed economico è ancora dipendente in buona parte dalla scarsità, mentre oggi la tecnologia sta facilitando individui e gruppi a creare prosperità su scala universale;



  • siamo inclini a considerarci come il prodotto finale dell’evoluzione, ma la realtà è che la nostra evoluzione non si è mai arrestata: di fatto, grazie alla tecnologia oggi stiamo evolvendo più rapidamente della nostra natura biologica, e non nel modo lento e fortuito descritto da Darwin.


E’ giunto il tempo di inverare l’ideale transumanista, nell’epoca che è stata chiamata dagli scienziati “Antropocene”, proponendo un’ innovativa attitudine culturale-sociale in grado di far avanzare, eticamente e pragmaticamente, l’umanità verso la sua prossima fase evolutiva. A questo scopo è necessario un pensiero e un’azione transumanista che sia in grado di:


  1. analizzare in modo interdisciplinare la portata e l’impatto presente e futuro delle tecnologie emergenti sulla condizione umana e sul mondo;



  2. affrontare questioni e aspetti etici, sociali, politici, ecc. relativi all’utilizzo e alla diffusione delle tecnologie emergenti



  3. promuovere e orientare in modo costruttivo il dibattito pubblico su opportunità e pericoli per l’umanità dischiusi dall’accelerazione del progresso scientifico e tecnologico;



  4. elaborare e proporre visioni e strategie di lungo periodo che favoriscano la progressiva conquista dei tre macro-obiettivi transumanisti: superintelligenza, superabbondanza, superlongevità;



  5. creare luoghi di incontro e riflessione sulle tematiche di interesse transumanista, impegnarsi nella divulgazione delle stesse, stringendo anche eventuali collaborazioni con soggetti che operano nei settori cruciali per l’evoluzione auto-diretta dell’Umanità.


Noi transumanisti italiani ci associamo, e invitiamo ad associarsi, al Network dei Transumanisti Italiani che si propone quale spazio e ritrovo ideale per chi aspira ad uscire dallo stato di minorità esistenziale nei confronti della Natura.

Chiamiamo dunque a raccolta tutte le forze disponibili, morali e tecniche, per reclamare la completa autodeterminazione di ogni essere cosciente affinché la civiltà tecnoumana assurga progressivamente a fattore decisivo nell’evoluzione dell’Universo.


NOTE FINALI:

I membri del Network dei Transumanisti Italiani si riconoscono nei valori e negli ideali espressi nel presente manifesto.

Il presente manifesto viene pubblicato come versione 1.0 in data 11 febbraio 2017, e potrà essere aggiornato a versioni successive, anche sulla base dei suggerimenti e delle osservazioni che dovessero in seguito pervenire: in particolare, esortiamo tutti i membri del Network dei Transumanisti Italiani a dare il loro contributo a questo documento in progress.


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